Frammenti di un discorso amoroso ai tempi di ig

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Si parlava d’amore e: “…ogni tanto ho la sensazione che tra me e te ci sia qualcuno” – mi ha detto mio marito.

E in effetti si, ho pensato io. C’è esattamente un mondo, tra me e te e a tua insaputa. A mia difesa dirò soltanto che la colpa è di un tutorial.

In effetti giorni fa prima di parlare d’amore, parlavo d’altro e precisamente di follower e sulla maniera di incrementarli.
Di teorie sulla questione ce ne sono tante ma l’aspetto interessante che le accomuna tutte è la modalità materna con cui il ‘personal social’ di turno raccomanda a chi fosse interessato l’attenzione di 1h al giorno da dedicare alla cura dei fatti altrui per fidelizzare seguaci e soprattutto ‘esserci’, esserci sempre.

Tra me e me penso che un’ora del mio tempo non è poca cosa: tanto per cominciare potrei prendere la buona abitudine di andare da un parrucchiere almeno una volta a settimana. Oppure potrei ricominciare a correre o a fare una passeggiata, come mi direbbe il mio fisioterapista. In caso contrario potrei tornare proprio da lui, dal mio fisioterapista.

E invece il tutorial ‘professionale’ che garantisce la massima riuscita per diventare un instagrammer di successo, col minor sforzo possibile, assicura che se in quell’ora mi dedico un po’ a tutto il resto del mondo che non conosco, come farebbe una persona ‘altruista’, forse potrei acquistare qualche vantaggio in termini di trascendenza e gratificazione, proprio come succede a chi sacrifica se stesso in nome di qualcos’altro.

Ma in realtà il tutorial non si limita a illuminare solo il raggiungimento della meta e anzi intima una mistica abnegazione che mia nonna avrebbe semplificato così: “Chi bella vuole apparire, un poco deve soffrire”.

“Ma che vuol dire che devo soffrire?” Mi piacerebbe chiedere, non a mia nonna, ma al tutorial.
E quello tra le righe mi spiega che la visibilità prima si raggiunge e poi si deve pure mantenere come il peso ideale con una dieta perenne.

Intendo che col sacrificio di un’altra ora di straordinario oltre a quella d’ufficio, più l’utilizzo dei tempi morti, potrei addirittura quintuplicare il mio seguito.

Vado allora alla ricerca dei miei tempi morti: tutti hanno dei tempi morti, sicuramente ne avrò anch’io, devo solo scoprire dove vanno a morire e rivitalizzarli con altro. Anzi con gli ‘altri’.
Forse è mentre mangio, o mentre dormo che il mio tempo va a morire e forse è proprio quello che potrei rimpolpare con la vita degli altri se non altro per avvisarli che dall’altra parte ci sono io: io che ci sono come c’è Dio, sempre al seguito e al di sopra di coloro che non conosco neppure e che mai conoscerò… ma tanto, cosa importa, ciò che conta è il pensiero.

Così l’altro giorno mentre si parlava d’amore eravamo per una volta solo io e lui, e deve essere stato per questo che proprio lui mi ha detto: “…ogni tanto ho la sensazione che tra me e te ci sia qualcuno”

Invece di tergiversare ho detto la verità, che non ha funzionato: “Tranquillo sono solo millenovecentodieci follower, di cui conoscerò si e no solo gli ultimi dieci”
Ma il dato non è stato proprio rassicurante.

“Ed è normale?” mi ha detto lui.

E no che non è normale, me l’ha detto pure il mio ‘personal coach di social’: dovrebbero infatti essere di più e molti di più, dopo dieci anni di ‘esistenza certa’ sul web.
Ma devo aver mancato in qualcosa: in effetti la distrazione della vita vera delle volte può essere così impegnativa, oltre che bella, che anche nei famosi tempi tempi morti uno magari preferirebbe morire un’ora al giorno sul divano invece di ‘vivere’ a tutti i costi anche dentro l’etere per esempio.

“E no, che non è normale che tra me e te ci sia il mondo” – penso mentre ti guardo negli occhi.

Ma il bello del tutorial è che ha una risposta a qualunque disposizione d’animo, mi dice: vuoi incrementare il tuo seguito senza sacrificare troppo la tua vita?
Con un piccolo investimento puoi comprare tutti i follower che vuoi, senza perdere un minuto del tuo tempo.

I miei alunni confermano tutto, un giorno in classe in cui invece di parlare d’amore sostenevano le ragioni professionali di una fuga di cervelli non all’estero ma addirittura nell’etere.

Ma loro non sono d’accordo sull’acquisto dei follower, dicono in romano che chi lo fa è un ‘poraccio’ e dicono senza voler esser razzisti che chi lo fa ‘si riempie di arabi’.

Casco dalle nuvole, cosa c’entrano ora gli arabi?

“Si – mi spiega Deborah con l’acca – quando compri chi te segue poi è chiunque… pure l’arabi, professoré, che non è na bella cosa. No pecché so’ arabi ma pecché se capisce che so’ comprati… na questione de stile, insomma, tutto qui.”

Ah ecco.
Anche Kristian, al terzo banco della fila di destra è informatissimo sull’argomento. Alza la mano pur essendosi giustificato su Dante, ma sui social è preparatissimo. Con estrema pazienza mi dice “Che su sti social è tutta na questione de stile e bisogna fa’ attenzione proprio a non sembrà dei poracci: come quelli che seguono più gente di quanta ne abbiano nei follower”

E’ un fatto di proporzione matematica mi spiega: i seguaci devono essere sempre di più di quelli che seguiamo, altrimenti sei un ‘poraccio’ come quelli che comprano l’arabi’

Capisco che i tutorial sono stati utili proprio a tutti, faccio un giro nell’home page di ig e in effetti riscontro su molti profili l’osservanza della ‘proporzione matematica’ tra il numero di chi si segue e quello da cui si è seguiti.
Un modo implicito per dire “tutti mi chiedono tutti mi vogliono… cuccurucù!”
Per non parlare poi degli arabi ‘presta nome’ che colonizzano i profili più noti.

Torno a casa, ho le idee confuse e anche un’ora di tempo morto che in realtà sarebbe tempo libero se così si può ancora intendere.
Lui è a casa e ha preparato il pranzo come tutti i giovedì in cui esce un’ora prima da lavoro. Ci sono le vongole e la possibilità di fare nel pomeriggio tante cose insieme, anche se preferiamo chiacchierare “tanto chi ci corre dietro?” Mi dice lui.

Nessuno e in effetti manco gli arabi. E anzi, per dirla tutta, sono io quella che segue più gente rispetto a chi mi segue, praticamente una ‘poraccia’.

E finché sarà così tu – amore mio – stai certo che la nostra vita per un po’ sarà ‘solo’ e ‘ancora’ nostra.

Postfazione

E’ andata così che sull’argomento in questione non avevo mai detto niente a nessuno. Ma proprio niente.

Poi un giorno mio marito mi ha fatto parlare d’amore e io ho detto tutto quello che sapevo. Ma proprio tutto.  

Mentre tutto quello che avevamo a portata di mano era un cesto di noci e del tempo ‘morto’ a disposizione, tutto per noi. Mica poco.  

Dedicato a te

che sei votato alla ricerca delle relazioni possibili e impossibili tra le cose,

come tra sproloqui e noci.  

Latte di noci

Latte vegetale

Latte di noci

Rieti

Latte di noci

latte di noci

Noci

Latte di noci

Ricetta del latte di noci (con estrattore)

Ingredienti: 

  • 300 gr di noci
  • 1,3 litri di acqua

Procedimento:

  • Lasciare in ammollo le noci appena sgusciate per una notte
  • Passato il tempo di ammollo, scolatele e sciacquatele sotto l’acqua corrente.
  • Azionare un estrattore, inserendo le noci poco alla volta accompagnate da un po’ d’acqua.
  • Passare nell’estrattore tutte noci e l’acqua rimasta
  • E’possibile per ricavare un latte più corposo reidratare gli scarti e passarli nuovamente nell’estrattore.
  • A questo punto è possibile dolcificare il latte con sciroppo di riso (facoltativo)
  • Conservare in frigorifero per due giorni al massimo. 

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3 thoughts on “Frammenti di un discorso amoroso ai tempi di ig

  • Facciamo così, facciamo così che… la prossima volta che ti capita un tempo ‘morto’ così, tutto per te, che mica poco è, tu mi chiami ed io arrivo, suono il campanello, entro nel tuo interno anche se sarebbe un giorno da esterno, riempio il tuo tempo morto e lo facciamo, assieme, strabordare di sproloqui, di noci, di frutta da sbucciare per smarmellare, di fagiolini da schicchiare, fagioli da sgranare e, bevendo un buonissimo latte vegetale alla faccia del tutor social, ‘moriamo’ beatamente assieme al tempo morto…. che dici Laurè, ti va? che io de ste proporzioni matematiche non c’ho mai capito molto, un po’ come le percentuali e la retromarcia della macchina….e, per dirla tutta e sincera, nun c’ho manco l’estrattore… ‘na poraccia! …
    Ti abbraccio forte forte Laurè….

    • Manù tu mi fai sbellicare ogni volta 😀 quella cosa che hai detto a proposito di retromarcia… ma come ti è venuta!:-D Anche io non ho dimestichezza con la retromarcia soprattutto da quando un’artrosi cervicale non mi da tregua… anche nei tempi morti quella non muore mai!
      Si Manù c’è un gran bisogno di sproloqui, io penso di essere timida ma poi quando comincio se l’argomento mi sta a cuore lo ripropongo come vedi 😉 un po’ dove capita e lo ripesco dove posso, pure in mezzo alle noci vecchie.
      Ad ogni modo tu lo sai vero che non hai bisogno di estrattore?
      Se un frullatore ce l’hai con l’aiuto di una garza fai tutto!;-)
      Manù ti abbraccio forte forte anche io!

  • Si, il frullatore dovrei avercelo, perchè nel ”robo” super accessoriato che mi regalò padre ventimila anni fa, ovvero uno di quei robot da cucina i primissimi ma che si smontano in mille pezzi, hanno il ciotolone da un lato e poi l’attacco del bicchierone dall’altro, dovrebbe esserci e credo pure sia funzionante, perchè hai presente che in quegli attrezzi se si rompe anche un minimissimo pezzetto non funziona più vero?! come se per caso noi ci rompessimo un dito della mano e praticamente non riuscissimo più nemmeno a camminare.. Vabbè.. comunque mo’ ce butto un occhio, anzi meglio due e poi mi attivo…
    Si, non so cosa abbia sta retro,ma io non riesco proprio… tralasciamo il fatto che non guido perchè ho una paura matta, ma c’è sempre stato un qualcosa di contorto e complicato, per me e i miei due neuroni cerebrali, in quella manovra che giravo sempre il volante dalla parte sbagliata…e ai voglia mio babbo a dirmi ”guarda che è come curvare, devi andare a destra (nel caso della retro.. devi mandare il c–o della macchina a destra) e giri il volante a destra” io proprio non riuscivo a coordinare i movimenti, la testa girata indietro, i pedali e le braccia .. ognuno faceva gli affari suoi… non so perchè.. un po’ come le percentuali che non ho mai capito se devo moltiplicare per il numero e poi dividere per cento o viceversa … e quando mia mamma mi ha iniziato a dire ” son come le frazioni, se devi calcolare i 7/8 di un numero come fai?” me so incartata pure su quelle.. … lasciamo stare valà…
    Pur’io sono timida Laurè, anche se poi quando piglio un po’ di confidenza me stimido pure troppo e non mi ferma più nessuno con gli sproloqui … non so se si è notato… ahahaha…
    ti lascio alla tua colazione con il latte di noci….
    Un abbraccio forte
    Manù

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