Se proprio devo mettere il naso fuori casa, in genere di questi tempi mi presento con un porta torte refrigerato e la richiesta di una doccia.

Se proprio devo mettere il naso fuori casa, in genere di questi tempi mi presento con un porta torte refrigerato e la richiesta di una doccia.
Da fare assolutamente con tre punti esclamativi, ho scritto un po’ di anni fa sulla pagina più spiegazzata de “La cucina del gusto” di Simonetta Agnello Hornby. Spiaggiata al sole greco d’agosto, ricordo solo l’irresistibile desiderio di questa torta agli amaretti, pesche e Chardonnay.
E allora Rolando me lo aveva detto a Pasqua: “Troppe varietà di pomodori andranno in conflitto!” Ma io sono stata superba come gli ignoranti e infatti l’ho ignorato: le mie varietà preferite le ho messe tutte.
E così eccomi qua, da novembre a marzo il tempo ha subito una sua accelerazione, o forse l’ho subita io: ho attraversato l’inverno a scrutare il cielo per trovare l’orario del mio corri corri preferito nelle strade di campagna.
Questa sono io: più di un anno fa con una faccia di pane e rassegnazione ‘senza glutine’ tra le mani.
Così l’altra sera sono certa di aver sentito dire alla tv, che per la Santa Pasqua è consentito ‘fare i turisti’, si, purché le mete siano Belgio, Danimarca, Svezia, Spagna, Portogallo, Grecia, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti. Altresì non si permette di ‘fare i figli’, per rivedere genitori lontani, se le mete sono […]
In altri tempi mi sarei vista alle prese con una preparazione casalinga, se l’aggettivo non mi fosse caduto in disgrazia alla notizia di una nuova chiusura. No, non mi lamento… ormai è una questione di orgoglio e pregiudizio rimanere in silenzio.
Di tanta storia che non ho fatto in tempo a vivere, conosco i nomi di tutte quelle persone che l’hanno affollata prima di me, anche se il balcone in cui ci si stringeva numerosi uno accanto all’atro non era di cemento armato.
Il mio nuovo amico farmacista dice che tutto questo gluten free non mi salverà dalla scomunica di quell’Abruzzo “arrosticini e panonta” che mi ha svezzata. “Dottore correrò questo rischio!” Gli ho risposto l’ultima volta, dopo un esagerato ordine di psyllium.
La questione è diventata ‘filologica’ nel momento in cui, a proposito di mandorle, mia madre al telefono ha detto: “…rimuovere dal fuoco appena si inc(g)illippano”. E cioè?
Un minestrone è ‘solo’ un minestrone a meno che non si sia così sentimentali sull’argomento da cominciare a dedicarvisi con il dovuto anticipo. E’ una questione di puntualità: io, ad esempio, a giugno ho piantato tre zucche.
Un giorno di un anno abbastanza lontano da qui, complice la mia cara amica Barbara, decidemmo di dare un titolo al libro che non ho mai scritto: “Il dolce è con le mele, se il secondo è un arrosto!”. Un senso c’era, ma lo cogliemmo in due.
“Mangiamo mele, soprattutto perché ci cascano in testa”. – Ha detto un giorno mio marito col piglio scientifico di chi quasi quasi si arrende ad un principio di gravità.
“Vorrei leggere un libro sulle oche, per non sentirne la mancanza… delle oche” Ho detto a mio marito, quando mi ha convinta ad andare in Abruzzo. Così quando il corriere si è presentato al cancello di casa con un libro sull’argomento, siamo montati sul camper alla volta del Gran Sasso.
“Non avrei mai creso che la mia sputazza cogliesse sulla piattaforma del vostro mogadiscio.” Lui era Stefano “Lu ciavàje”, un vetturino che sostava davanti la stazione. Era balbuziente e mangiava i gatti.