Grissini al sesamo e sale nero

Che anche un grissino avesse bisogno del suo tempo per maturare i distintivi caratteri di croccantezza e friabilità io non lo sapevo. L’ho scoperto il giorno in cui mi sono decisa a inaugurare il nuovo lievito madre, che vive da giorni nel mio frigo. Ecco allora più che cominciare dalla storia dei grissini, mi piace prendere il discorso alla lontana e dare la precedenza alla ‘difficile’ storia tra me e il lievito madre.

Si tratta di un ingrediente che ha sempre suscitato nella mia immaginazione un pensiero di timorosa riverenza, ma attratta dallo stretto rapporto di dipendenza che crea con chi sa avere cura di lui, alla fine ho ceduto anch’io alla curiosità. Ho cominciato a parlarne sulla rete, al lavoro, con chiunque ne sapesse più di me e alla fine, esattamente come succede quando ci si ritrova a tendere verso un nuovo interesse (e grazie a Daniela!), un lievito madre appena rinfrescato e nella sua forma più ‘piena di sé’ è arrivato nella mia cucina. A questo punto mi sono resa conto subito che tenerlo in vita senza trasferire il suo potenziale in una qualsiasi forma di pane, focaccia o pizza non avrebbe mai dato inizio al nostro dialogo di intesa. Per cominciare questo sodalizio mi sono rivolta alla preparazione dei grissini: l’idea era quella di cominciare con una ricetta che non richiedesse troppo tempo e, così, sono partita con il piede sbagliato.

Si perché nel mondo dei lievitati – lo dice la parola stessa – tutto lievita: e cioè, tutto ha bisogno di un tempo naturale che vince sul tempo della corsa, che è il tempo della fretta e cioè il ‘tempo di chi non ha tempo’.

E così io che di tempo non ne ho mai abbastanza ho dovuto fermarmi e dedicarmi al tempo dell’attesa. E’ successo che l’impasto e i pensieri se ne sono andati finalmente a braccetto, riparando negli ‘alveoli’ di un tempo senza tempo e qui hanno scelto di dilatarsi e sospendersi per un tempo indeterminato. Di cosa stupirsi allora se il risultato che si raggiunge è quello di una leggerezza impalpabile? Ho capito allora che è esattamente questa la bella schiavitù della lievitazione naturale e di tutta la panificazione in genere: l’obbligo a concedersi il proprio tempo e a non dimenticare che il tempo della fuga, come quello dell’oblìo, non è quello della corsa, ma quello della lievitazione. Io per una naturale deformazione del mio temperamento a indugiare sempre e ogni volta che si può, ho continuato a ‘lievitare’ anche dopo aver sfornato i miei grissini e ho deciso che anche l’assaggio doveva avere il suo momento dilatato: ho riempito un calice di bollicine, ho rubato il piattino ‘agghindato’ per la foto e, strizzando l’occhiolino all’altro ‘gambero’, ho pensato di ‘lievitare’ con lui un piano più in alto sulla terrazza condominiale per un aperitivo dal tempo interminabile. Ecco per chi vuole, questa può essere una prospettiva da cui godere il proprio tempo migliore.

Ricetta dei Grissini tratta da “Come si fa il pane” di E. Hadjandreou 

Ingredienti (per 12- 15 grissini): 200 gr di farina per pane o farina 0 (io, farina Buratto); 4 gr di sale; 100 gr di lievito madre di farina bianca; 110 ml di acqua calda; 20 ml di olio evo; sesamo e sale nero di Cipro (facoltativi) per guarnire sono stati una mia aggiunta alla ricetta.

Procedimento:  in una ciotola piccola, mescolare la farina e il sale (ingredienti secchi). In una ciotola più grande, mescolare il lievito madre e l’acqua fino a fino ad amalgamarli bene. Incorporare l’olio d’oliva (ingredienti umidi). Unire gli ingredienti secchi a quelli umidi e mescolare finché il composto sta insieme. Coprire il tutto e far riposare per 10′.

Passato questo primo tempo di riposo, lavorare l’impasto secondo il procedimento delle piegature di rinforzo (almeno tre e distanziate l’una dall’altra almeno 15′). Coprire di nuovo e far riposare altri 10′.

Trasferire l’impasto su piano di lavoro spolverizzato di farina e appiattirlo con le mani ottenendo un rettangolo spesso almeno 5mm. Coprire con pellicola e far riposare per 15′.  

Dopo 15′ tagliare il rettangolo a strisce larghe 1 cm con un coltello affilato. Tirare ogni grissino per allungarlo leggermente e sistemarlo sulla teglia. A questo punto polverizzare  con sesamo  e sale di nero. Far lievitare in un posto fresco per 2h.

Circa 20′ prima di infornare accendere il forno a 240° C. Scaldare una teglia sul fondo del forno. riempire d’acqua una tazza e mettere da parte. Mettere la teglia con i grissini nel forno già caldo, versare l’acqua nella teglia fatta scaldare e abbassare la temperatura a 180° C.

Cuocere per 20′ o fino a doratura. Far raffreddare una volta sfornati su una griglia. Servire come stuzzichino salato per aperitivo… ma se si vuole essere più audaci e alla ricerca di un insolito incontro, consiglio ‘vivamente’ l’affondo in un budino cremoso al cioccolato. In questo caso basterà fare a meno dell’aggiunta del sesamo e tutto il resto sarà perfetto.

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12 thoughts on “Grissini al sesamo e sale nero

  • Si può inventare una storia sul lievito madre, sull’arte della pazienza, dell’attesa, della cura verso qualcosa di profondamente vivo che ha bisogno della nostra presenza… ci vedo tanti rimandi alla vita “vera”…
    Mi guiderai alla scoperta di questo ingrediente che per me ha ancora molti segreti… 😉
    (l’occhiolino d’intesa qui è d’obbligo!)
    Mi hai fatto ricordare alcune cene fatte ormai tanto tempo fa nel terrazzo condominiale della casa dei miei genitori… fare le scale con piatti, bicchieri, ciotoline, candele… ci prendevo anche il sole d’estate, mio padre lo fa tutt’oggi… 🙂 Poi c’è stato il terrazzo sulle nuvole della mia precedente casa, che mi manca, inutile negarlo… adesso posso (anzi, possiamo, si autoinvita pure Teo!) salire sul tuo? Porto la maionese al curry che secondo me è ottima con questi grissini che saranno buonissimi perchè frutto di fatica e impegno… 🙂
    Mi piace l’immagine del “lievitare” al piano di sopra, uno spostamento quasi magico…

  • Bello l’approccio con il lievito madre! Tenerlo in vita è possibile solo se lo si “coccola” con costanza adoperandolo sapientemente.
    Sono riuscita a rinnovare il mio ,
    per un anno e mezzo, facevo pane, pizze e focacce in continuazione,
    poi però ho visto che era un pensiero fisso doverlo rinfrescare
    al momento giusto e non sempre era possibile.
    Ti auguro di vincere la sfida con lui visto i risultati che con esso ottieni.
    La prima foto è molto bella, se il soggetto fotografato è stato anche oggetto
    di piacevole relax con aggiunta di bollicine con l’altro gambero sul terrazzo
    in una bella giornata ottobrina romana……sono felice per voi!!!!!!!!! Baci!

  • Il tempo….un lusso che non so mai prendermi! Ecco a volte davvero le lievitazioni ti obbligano ad essere paziente ed aspettare……e tutto magicamente diventa dilatato, saporito, migliore. Io aspetto i tempi del mio lievito, ma mi sembra che anche lui sia diventato paziente e ogni tanto aspetti me. Quando lo lascio in frigo per una settimana o qualcosa di più , lui aspetta e non mi fa brutti scherzi: la collaborazione è fondamentale!! Goditelo, ma con calma e senza ansie, non deve diventare un obbligo , ma un piacere da rinnovare.
    I grissini intanto sono bellissimi !
    Ciao

  • Francesca
    Cara Francesca e si ultimamente mi ritrovo a raccontare storie partendo da insoliti punti di partenza 🙂 ma in questo caso l’idea che la storia sia partita dal lievito madre mi piace perché mi fa pensare che l’abbia fatta lievitare lui 😉 E poi le cene sulle terrazze romane hanno un bel fascino è anche quella una bella via di fuga, una volta ho festeggiato così il mio compleanno tra amici e lenzuola ancora stese che sapevano di bucato fresco, un compleanno riuscitissimo! e ovviamente ora tocca a noi: dobbiamo ripetere l’esperimento ognuno porta un piatto e si sale, anzi si lievita!

    Antonella
    …e si l’aperitivo ci ha regalato un bel momento di relax, ma devo dire che molto me ne aveva ‘imposto’ il nuovo amico che si moltiplica nel frigo 🙂

    Franci e Vale
    Veramente anche lui è diventato paziente?Mi piace quello che mi dici, allora parlerò chiaro con il mio 😉 mi piacerebbe che anche lui aspettasse i miei tempi: in questi giorni l’ho rinfrescato sempre con la paura che mi lasciasse, fosse troppo tardi e invece vorrei dedicarmici con una maggiore ‘leggerezza’. Grazie mille per il tuo incoraggiamento!Un bacio!

  • ero passata ieri a vedere la ricetta ma non avevo fatto in tempo a commentare. abbiamo dilatato pure questo….
    anyway. i miei primi grissini li feci qualcosa come 10 anni fa (@_@) e ricordo che tutta tronfia portai in tavola un cestino pieno di pane e grissini fatti con le mie mani.. mi sembrava di aver creato qualcosa che fino ad un attimo prima pareva impossibile.
    Ma la verità è che la panificazione, la lievitazione in generale, ti insegnano che non sei tu a decidere quanto dilatare o affrettare i tempi, e che per le cose buone, in genere, di tempo ce ne vuole un po’ di più. e anche di cura, e di amore.
    ecco, fare i grissini è un po’ come fare educazione civica di questi tempi.
    brava signora mia!!

  • Serena
    a chi lo dici! sai quante volte mi succedere di leggere post che mi piacciono e non riuscire ad esserci con un commento perché sono a lavoro o fuori casa?se mi dici che succede anche a te questo mi rincuora un po’ 🙂 E si la capisco la tua gioia dentro il paniere delle tue sperimentazioni, si chiama soddisfazione 😉 così l’ho vissuta anch’io!Mi piace quest’idea dell’educazione civica, quando si lievita!e in effetti io l’ho vissuta un po’ come fare yoga… anche se non ho la più pallida idea in cosa consista 😉 ma certo se ne ricava una bella dose di benessere!un bacio!

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