“Maccu” verde di fave

"Maccu" verde di fave

IMG_2811webTra le righe di un libro che tempo fa mi è stato regalato dall’autore stesso, io ho spuntato la parola maccu”. Leggere con una matita in mano può essere utile e per me è addirittura indispensabile. Per ‘riscrivere’ i percorsi della lettura su quelli della scrittura di un altro, ad esempio. Un modo per prendere una direzione diversa da quella dell’autore e girare in modo arbitrario nel filo del discorso. Così mentre le vicende e i personaggi mi spingevano verso nuovi intrecci, io mi sono fermata sulla scena di una festa di paese. Più precisamente nella piazza di Giarre. In Sicilia, nel 1946.

Qui per festeggiare il ritorno di Nino dalla guerra, “le donne presero in mano la situazione: avevano apparecchiato con tutto quello che c’era a disposizione, teli multiuso come tovaglie,  tovaglioli sdruciti, cucchiai e forchette di tutti i tipi. Sovrastava tutto un pentolone e alcune teglie di maccu. Maddalena, la moglie di Saro, aveva preparato il maccu, una purea di fave secche mista a pasta.”

E allora io, proprio in questo punto, mi sono seduta a tavola tra Maddalena e suo marito Saro e ho cercato, tra un bicchiere di vino e un altro, di sapere qualcosa di più, del macco appunto! Ho scoperto che si tratta di una crema densa che raffreddandosi può assumere una consistenza solida ideale ad esempio per fare delle frittelle. Se stemperato, invece, nel brodo di cottura delle fave è un condimento morbido e avvolgente per la pasta. Io gli ho dedicato una certa attenzione trattandolo come una salsa morbida da catturare con crudità d’occasione, ma certo anche a cucchiaiate ingorde non è che sia meno buono. Anzi!

Alla ricerca della ricetta mi sono rivolta alla versione con fave fresche perché il momento è quello giusto ma certo, mi sono ripromessa di sperimentare anche  quella con fave secche per entrare ancor di più nel vivo della tradizione siciliana che pur non conoscendo direttamente, vive nella mia curiosità come un pensiero ricorrente.

Ricetta rivisitata e tratta da “La cucina siciliana” di M.T.Di Marco e M.C.Ferré

Ingredienti (per 4 persone):

  • 500gr di fave fresche sgusciate e private delle due pellicine;
  • tre cipollotti (io quelli freschi);
  • 1 mazzo grande di finocchietto selvatico;
  • 4 cucchiai di olio evo;
  • sale e pepe qb.

Procedimento:

  • pulire il finocchietto tenendo da parte le cimette più tenere e scottandole in acqua bollente salata insieme alle pellicine di scarto delle fave.
  • Scolare il finocchietto e lasciare da parte.
  • Spegnere sotto il brodo e conservare.
  • Far rosolare i cipollotti tritati con l’olio e unire il finocchietto e le fave.
  • Coprire con una tazza di brodo in modo da ricoprire tutte le verdure e lasciar cuocere.
  • Appena le fave risulteranno tenere, ‘maccarle’ con un cucchiaio: cioè ridurle in poltiglia.
  • Servire con un filo d’olio e le cimette del finocchietto selvatico.

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12 thoughts on ““Maccu” verde di fave

  • Ommioddio, c’è anche il finocchietto selvatico qua dentro! Se su facebook l’immagine da sola mi ha conquistata, adesso che ho letto la ricetta sono ai tuoi piedi. Però, dimmi la verità: davvero hai solo “maccato” il tutto con un cucchiaio? Quella crema sembra così vellutata che pare impossibile! Sarei tentata di sperimentare una versione tutta a crudo, maccandola col minipimer ovviamente, quello con tritatutto incorporato, che fa molto poco Sicilia tradizionale ma è stato il mio migliore acquisto dell’anno!
    P.S: Bellissimo il tuo racconto…

  • Claudia
    Cara Claudia praticamente il finocchietto deve essere in quantità pari a quelle che servono per il bouquet di una sposa…anzi mi chiedo perché mai io non abbia chiesto ad Ester(la mia fruttivendola di fiducia) di preparare il bouquet per il mio matrimonio… 🙂 Cmq si il finocchietto e le fave di amano alla follia!e poi certo maccarle con un cucchiaio di legno sarebbe stato romantico, ma non ce l’ho fatta a perseverare così tanto nella Sicilia del ’46 e così sono uscita dal libro per un secondo e ho frullato tutto;-) secondo me il tuo minipimer è perfetto!:-D

  • Ti dico solo che durante l’ultimo viaggio in Sicilia, anni fa, abbiamo dormito una notte a Giarre, in un vivaio che aveva anche delle stanze in affitto, un posto strano e bellissimo con rose e tanti gatti… e che nella piazza la sera siamo stati ad una piccola sagra, tra salsicce alla brace mangiate dentro panini e tutti i dolci che le signore del paese avevano preparato! Vuoi scommettere che su qualche banco offrivano pure il macco?! Scopro l’esistenza grazie a te, oggi… e quando si seguono i fili dei libri si vivono non solo storie interessanti, ma si scoprono sapori, suggestioni e colori – adoro questa punta di verde – tutti nuovi, che diventano nostri in un secondo, il tempo di giocare con un cucchiaio fondendo gli ingredienti…

  • Francesca
    Noooooo!!!!!!!!!!!A Giarre!Ma non è che eri uno dei personaggi della festa di cui io ho letto e che tu vivevi?:-) E si secondo me sui tavoli di quella sagra il macco c’era e come se non c’era!Ma festa a parte questo macco possiamo assaggiarlo anche qui a Roma al più presto (detto tra noi mi sono rimasti solo domani e giovedì e poi…ho quasi paura a dirlo…insomma dobbiamo solo sceglie la villa) 😀 L’autore del libro è di Giarre lo sai?Passata questa pioggia mi piacerebbe capitare in una sagra di paese, non sai quanto e pensa che l’ultima in cui sono capitata per caso di recente era quella delle ciliegie del tuo clafoutis!:-)

    Chiara
    Bella mia che tenerezza e tu perdi pure tempo a scrivermi!Buttati sul primo divano che trovi e rilassati, come ti capisco fino a pochi giorni fa mi sentivo come te, cotta cotta. Ti auguro di trovare un momento di riposo al più presto intanto io ti mando un bacio della buonanotte!;-)

  • Adoravo già il pesto di fave,ma questo racconta di una vita tutta sua, di parole e bicchieri, di frasi sussurrate all’orecchio e risate che scoppiano all’improvviso.
    Credo di essermi appena innamorata di quel verde cupo e di quel fondo graffiato dal tempo e dalla vita…poi mi sveli cos’è vero?!? 😉

  • Manuela
    Ma come arrivo proprio da te, mi riaffaccio da ma e ti trovo qui!;-) Che bello!Certo che ti svelo cos’è: è una teglia che assume toni di luce diversi a seconda del caso o di quello che riesco io a mia volta a proiettarci sopra 🙂 Per te questo e altro!Quanto al macco provalo ti prego sono sicurissima che ti piacerà tanto!

  • Ti avevo scritto un commento un po’ lunghetto (poi andato perso) su quanto l’uomo di casa adori il macco…ti basta sapere che, se potesse, assalirebbe la tua cucina in questo istante e mangiando a cucchiaiate quel vasetto verde 🙂 un abbraccio cara!

  • Maurizio
    è proprio così caro Maurizio, tra l’altro il cibo da quando è cominciata l’avventura del blog è diventata anche una chiave di racconto e delle volte nella gara tra ingredienti e parole ho la sensazione che la mia preferenza si accordi di più a queste ultime a dispetto di sapori odori e immagini. Questo anche è uno spunto interessante da esplorare, magari potrei trovare presto un articolo interessante da te a riguardo!:-)

    Mimma e Marta
    ahi ahi i commenti persi!nel mio caso è uno dei motivi per cui ormai rinuncio a scriverne quando sono fuori casa anche a rischio di sembrare latitante dai blog degli altri, non potete immaginare di quanti me ne sia persi nell’etere!Cmq non dovete preoccuparvi anzi se volete aggregarvi al maschio di caso che viaggia verso casa mia già con cucchiaino in mano, io vi aspetto con enorme soddisfazione!;-) un bacio a voi!

  • Quel “maccu”, così come ce lo presenti, mi fa venire voglia di mangiarlo a
    cucchiaiate come fosse ……..”un gelato saporito”. Tu, non te ne sei accorta,
    ma c’ero anch’io con voi tre,seduta a quel tavolo, silenziosa una volta nella vita.
    Era bello lo scenario, era confortevole l’ambiente, era tenero sentirvi parlare……..
    E’ bello entrare nei tuoi racconti perchè immediatamente
    mi sento rapita dalla tua fantasia e mi trasferisco idealmente sui tuoi
    palcoscenici!

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