“Non me la fai una cotognata?”

cotognata

“Non me la fai una cotognata?”

Eccolo il potere di una domanda che si innesta su una negazione: chiede esattamente il suo contrario!

Ormai ne sono certa: la grammatica ha sempre delle intenzioni specifiche, come le domande di mio marito. Ad esempio una cotognata.

Ma io amo mio marito. 

Veramente anche mia madre lo sottolinea, ma con allarme e preoccupazione.

Mi guarda e vorrebbe ‘proteggermi’ con un pizzico di disillusione e con la banalità di una di quelle frasi che dicono niente e si adattano a tutto, tipo: 

“…ma quando è troppo è troppo” o “…perché il troppo storpia”.

Ma io ‘storpia’, nei miei entusiasmi, non mi sono sentita mai. E soprattutto mai mi son sentita sazia del ‘troppo’, che anzi non è mai abbastanza. Ecco perché un po’ di tempo fa mi sono lanciata nella disperata impresa di recuperare tutte le mele cotogne del nostro ‘redivivo’, per tirare fuori qualcosa di buono anche da quelle più bacate. Perché anche quelle, non si sentono né ‘storpie’, né ‘troppe’. 

E anzi è proprio con quelle che ho tentato di orchestrare la mia prima cotognata. 

Ho provato a spiegarlo a mia madre, che non era una fatica sprecata recuperare anche l’irrecuperabile, ma la sua risposta è stata più che altro una domanda, e anche in questo caso di quelle che dicono niente e si adattano a tutto, tipo: “Ma chi ce lo fa fare?” 

E parla bene chi ama le frasi fatte. Perché io che non ne uso, non saprei trovare il modo di dire “chi ce l’ha fatto fare”. E, anzi, non so neanche quand’è che ho cominciato a fare ciò che mai avrei pensato di fare.  Forse un giorno. 

Tutto deve essere cominciato nel momento esatto in cui ho cominciato a prendere in considerazione la novità di una vita di campagna, da alternare a quella di città. 

Da quel momento in effetti è successo che gli ingredienti della mia cucina sono diventati noiosamente ripetitivi, perché stanno lì pronti oltre la finestra, fuori in giardino, appesi proprio sugli alberi. Ogni tanto ne ignoro qualcuno con attenzione finché qualcosa cade dall’alto proprio sulla mia testa e allora entro in azione, mentre mi dico che tanto sarà sicuramente l’ultima volta. 

Ma la verità è che ad ogni impresa domestica conclusa mi ritrovo sempre a chiedermi la stessa cosa di sempre, che somiglia molto non a quelle frasi fatte che dicono niente e si adattano a tutto, quanto piuttosto a quelle domande che si innestano su una negazione e che hanno il potere ‘del contrario’, tipo: “Non ne valeva forse la pena?” 

albero di cotogne

melecotogne

melecotogne

cotognata

cotogne

gelé di cotogne

Ricetta della Cotognata

Ingredienti:

  • 500 gr di mele cotogne
  • 500 gr di zucchero semolato
  • 1 bicchiere d’acqua

Procedimento:

  • Lavare e asciugare le mele cotogne, rimuovendo parti rovinate là dove si presentino. 
  • Tagliare le mele in quattro parti, lasciando i torsoli
  • Disporre le mele in una casseruola con un bicchiere d’acqua, finché le mele non diventeranno morbide al tatto.
  • Quindi toglierle dal tegame e eliminare torsoli e buccia.
  • Ricavare la polpa delle mele con l’aiuto di un passaverdure, pesare la polpa ricavata e aggiungere a questa la stessa quantità di zucchero. 
  • Rimettere tutto sul fuoco e portare a ebollizione finché il composto non avrà raggiunto una adeguata corposità e compattezza.
  • A questo punto foderare con della carta forno una teglia e versare il composto, ottenendo uno strato di circa 2 cm.
  • Lasciar riposare in un luogo asciutto per almeno tre giorni, quindi con l’ausilio di un taglia biscotti o di un semplice coltello ricavare la forma desiderata.
  • Passare velocemente nello zucchero semolato e riporre in una scatola a chiusura ermetica rivestita con della carta da forno sul fondo.        

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2 thoughts on ““Non me la fai una cotognata?”

  • oh… mia dolce Lauretta….
    -Ma la verità è che ad ogni impresa domestica conclusa mi ritrovo sempre a chiedermi la stessa cosa di sempre, che somiglia molto non a quelle frasi fatte che dicono niente e si adattano a tutto, quanto piuttosto a quelle domande che si innestano su una negazione e che hanno il potere ‘del contrario’, tipo: “Non ne valeva forse la pena?” – …
    Hai ragione… è quello che penso io SEMPRE, e soprattutto dopo una cotognata, dopo aver raccolto quelle piccole, brutte, storte ed insignificanti, bacate pere giunta, mele e averle trasformate in principesse dal bellissimo color corallo… IO AMO LE MELE COTOGNE.. le adoro, mi fanno pensare a tanti brutti anatroccoli che sono in realtà dei cigni e che solo chi sa vedere oltre, può realmente carpirne l’essenza .. Sono il frutto che amo trasformare di più in assoluto.. più delle eleganti prugne viola, delle piccole e un po’ acidine more di rovo o delle dolcissime pesche…. le mele cotogne sono magiche e romantiche e forse anche il fatto che il loro periodo non è lunghissimo le impreziosisce ancora di più… e poi io, non potrei mai lasciare intentato un tentativo di recupero, qualunque esso sia… io che…. raccolgo le meline selvatiche cadute in terra, piccole, ammaccate e bacate, io che adoro cuocere i gambi dei finocchi per farci una buonissima cremina per la pasta, che non mi faccio mai eliminare il ciuffo dalle carote perché ”vuoi che non ci trovo qualcosa da fare” … ogni momento o ingrediente è buono per ”valere la pena” SEMPRE..
    Grazie lo dico io al tuo ‘ redivivo ‘ per averti donato delle creature così meravigliose… non potevano essere più azzeccate di così…
    Buon inizio di settimana Laurè…
    che ”non me lo lasci un vasetto?”
    Manù

    • Manù bella!
      Il redivivo quest’anno l’ho un po’ ignorato, ti dico la verità poi secondo me quando mi ha sentito dire che volevo regalare le sue mele pur di non intentare un ulteriore impresa domestica, ha preso a farmele cadere a terra prima del previsto. E’ stato così forte il dispiace che ho deciso di rendergli onore un altro anno ancora 😀
      Quest’anno però lo mettiamo a riposo con una degna potatura così l’anno prox sarà più bello del solito!
      Si Manù ormai lo so, vale sempre la pena per tutto!
      Quando passi per i vasetti tuoi?;-)
      Ti abbraccio fortissimo!

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