La parola d’ordine

crostata ricotta e visciole

E comunque io sono la Sig.ra Russo. Soprattutto il venerdì quando imbocco il viale brecciato della fattoria ed apro la porta a vetri della macelleria. E “Ben tornata Sig.ra Russo” mi sento dire da Michele. 

Quanto è bello Michele. Se non facesse il macellaio, Michele farebbe la sua bella figura in uno di quei films western in mezzo alla finta polvere e al finto deserto di Cinecittà.

Ode a Michele

E invece no, lui a Cinecittà non ci è stato mai. Se può evita anche Roma, perché la “camurrìa che c’è a Roma, c’è solo a Roma” – mi dice ridendo.   

Michele è bello quando ride e anche quando dice ‘camurrìa’. Soprattutto Michele è siciliano. 

Io l’ho capito proprio quando gli ho sentito dire la prima volta la parola ‘camurrìa’ per definire ‘l’arte dei pazzi’ di una cliente che prima gli ha chiesto di sgrassare un’arista di maiale e poi di ingrassarla nuovamente con del grasso aggiunto. Bello Michele che è pure santo, oltre che siciliano e macellaio!

E oltre a tutto questo Michele è inspiegabilmente vegetariano. Ecco perché produce tanta ricotta: forse per il bisogno naturale di un’alternativa da tutta quella carne che lo circonda mattina e sera, sera e mattina.  

Così il venerdì anche io, in cerca di un’alternativa possibile dalla ‘camurrìa’ del urbi et orbi, in genere imbocco il viale brecciato della fattoria e apro la porta a vetri della macelleria. E “ben trovato Michele” dico a Michele e poi ordino due cestini di ricotta.

alberi

Ricotta e visciole

Le visciole, dal punto di vista dell’estate

Vista e considerata dal mio punto di vista, anche la ‘faccenda’ delle visciole è un’alternativa straordinaria di quella vita che mi circonda mattina e sera, sera e mattina soprattutto in estate. 

cestino di visciole

portrait

Si tratta del periodo più felice dell’anno quando posso praticare un po’ di silenzio in compagnia solo di alberi da frutto e barattoli di conserva. Non ho mai pensato di fare da grande la casalinga e oggi se penso alla felicità del ritrovarmi affaccendata in mille faccende, mi chiedo come ho fatto a non pensarci neanche un minuto.   

“Studia e vattene” diceva in sintesi il coro delle femmine di casa e io in effetti ho studiato e me ne sono andata, ma le informazioni del mio albero di famiglia sono sempre quelle, ce le passiamo nel sangue: come il colesterolo, i trigliceridi, una potente artrosi cervicale e pure le visciole.

E stanno lì che aspettano di entrare in circolo e sbugiardarci davanti a qualunque possibile tradimento genetico e, infatti, in genere non mentono su chi siamo anche quando ci giriamo dall’altra parte. 

Ecco perché invaso visciole in estate, semplicemente perché lo facevano le mie nonne pur senza aver studiato né meditato fughe particolari.

Insomma se si parla di visciole fatte in casa l’argomento mi è caro, ecco perché di quelle industriali semplicemente me ne infischio. 

Le visciole dal punto di vista del pieno inverno

visciole

crostata visciole

crostata

crostataricottaevisciole

Dal punto di vista del pieno inverno la faccenda delle visciole si fa ‘vicenda’ apprezzabile a tutte le ore, ma in particolare al risveglio e in campagna. Con estrema soddisfazione dalla sera prima scelgo un barattolo da svitare e medito sulla decisione giusta: una crostata di ricotta e visciole lo è sempre. In fondo in fondo in fondo in famiglia è inammissibile un’opinione contraria, chi non è d’accordo è un intruso o un ospite sbagliato. 

“E’ per la crostata di visciole, Sig.ra Russo?” – Quando il venerdì dico a Michele “Ben trovato a Michele”, lui lo sa che la ricotta che mi serve non è quella appena fatta e ancora calda. 

La ricotta giusta è quella che messa da parte rispetto a tutti gli altri cestini, ha qualche giorno in più e la consistenza giusta per essere montata come una pomata insieme al miele. 

Per il resto: “Come faccio a riconoscerla?” – chiede mio marito quando mi sostituisce nella spesa in fattoria.

Facile è facile: “E’ quella che porta il tuo nome in calce su apposito foglietto… Russo no? ma in mancanza di quello, usa la parola d’ordine!” 

Ps. Parola d’ordine: visciole mi raccomando!

Ricetta, Crostata di ricotta e visciole

Ingredienti :

Per la crostata (diametro 20 cm):

  • 140 gr di farina farro;
  • 15 gr di olio evo
  • 1 uovo
  • 80 gr di zucchero
  • 1 cucchiaino di cannella
  • Acqua qb

Per il ripieno 

  • 300 gr di ricotta di pecora;
  • 2 cucchiai di miele acacia o mille fiori
  • 2 cucchiai pieni di visciole
  • una manciata di pinoli
  • zucchero a velo (facoltativo).

Procedimento:

  • impastare la farina con zucchero, olio, uovo. Aggiungere un po’ di acqua fredda per aiutare l’impasto ad amalgamare al meglio tutti gli ingredienti. 
  • Raccogliere l’impasto, dando la forma di una palla, e lasciarlo riposare mentre si prepara il ripieno.
  • Nello stesso bicchiere della planetaria, montare la ricotta con il miele fino a raggiungere la consistenza di una pomata. 
  • Stendere l’impasto della crostata tra due fogli di carta forno e rovesciarlo in una teglia apposita facendo in modo che i bordi aderiscano per bene. 
  • Bucherellare il fondo e stendere con una spatola il ripieno
  • A questo punto disporre le visciole, aggiungere anche in filo di sciroppo delle visciole
  • Ricavare delle strisce dalla frolla avanzata e sigillare il ripieno nella classica forma della crostata. 
  • Aggiungere dei pinoli e un po’ di zucchero di canna per il piacevole aspetto di ‘caramellato’ sugli spazi della ricotta. 
  • Infornare per 30’ circa a 180 °C facendo attenzione che non cuocia troppo, perché in questo caso la ricotta potrebbe ‘lievitare’ sollevando le strisce di frolla dal guscio. 
  • Sfornare e servire fredda con dello zucchero a velo.  

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5 thoughts on “La parola d’ordine

  • ”Che è sta cammurìa!” … diceva mio nonno tutto infervorato dal piano di sopra di casa della nonna, mentre io e i miei fratelli giocavamo nel cortile… (quando mio fratello invece prendeva i coperchi delle pentole e iniziava a imparare l’arte della musica (carinamente per dire li usava come i piatti della banda, ergo faceva un gran baccano) non avvisava nemmeno… scendeva direttamente…. e .. aiuto!) .. Perché pure mio nonno era bellissimo, siciliano e.. muratore…. Ho sempre detto a mia nonna che, se fossi nata durante i suoi anni, avrebbe avuto sicuramente una rivale in amore, perché io, un signor Bonanno così non me lo sarei mai lasciata scappare…
    Ah! quanto mi piacerebbe conoscere sto Michele e comprarmi pure un bel cestino di ricotta, anzi forse due… e farci pure una chiacchiera, anzi forse due… Si, lo so… si è sposato Michè … beata la sua consorte dico io….

    Hai ragione Laurè .. la genetica te la porti dietro ovunque.. colesterolo, cervicale, parodontite, artrosi alle mani, grasso sulla pancia, e visciole, prugnoli, orto, mani sporche di terra, conserve, voglia di stare nella natura….
    Io me lo sento ogni giorno di più perché, per quanto possa provare rabbia per mio padre che non è stato quello che avrei voluto, sento verso di lui anche una profonda, silenziosa ed a volte fastidiosa, gratitudine per avermi passato questa genetica e ringrazio mia nonna, la mamma di mia mamma per avermela fatta coltivare, portandomi dalle sue sorelle in campagna imprimendo così in me, ancora più profondamente questa sensazione di appartenenza… Secondo me il senso dei miei genitori assieme, che ad osservarli da fuori, non lo troverai mai , sta proprio qui… papà ha dato la genetica, inconsapevolmente, nonna ha permesso che prendesse forma e non rimanesse solamente qualcosa di ”etereo” ed ideale…
    Sai che a volte io ci penso Laurè? a quanto mi piace essere affaccendata in numerose faccende che poi diventano vicende? Che poi essere casalinga NON è una così brutta cosa, né disdicevole, né da tener poco in considerazione e nemmeno svalutante (cioè non è perché hai una laurea se fai la casalinga perdi il tuo valore!)?
    Che io ce lo farei davvero un pensiero? ..
    Per il momento mi ”accontento” di evadere la cammurìa del mio minuscolo paesello rifugiandomi tra le mie abitudini geneticamente tramandate e gongolando quando le faccende estive diventano vicende in inverno trasformandosi in crostate rigorosamente con la confettura… di frutta…
    In futuro… si vedrà….
    Ovviamente, anche senza il bel Michele e la sua ricotta, la crostata di visciole si fa!
    Buon sabato Laurè..
    mi sa che ho scritto un po’ alla rinfusa, come solito… ma ho scritto in due momenti, inframmezzati da uscita con piccola belva canina e visita di amici… quindi potrei aver perso qualche passaggio… ehehe…
    un abbraccio forte…
    Manù.
    Io e te prima o poi li faremo i barattoli assieme..
    <3

    • Manùùù, finalmente eccomi qua dopo la camurrìa di questo post la sua sparizione e anche il suo ritrovamento!

      Ma ci credo, come si fa a non innamorarsi di tuo nonno con quel nome lì: Bon-anno!!La vita con lui è praticamente una garanzia!:-) Poi se non sbaglio lui è quello del sugo ‘tutto insieme’ giusto?e siccome è pure ‘ciciliano’ a lui il sugo uscirà da dio sicuro. Evvabbè manù inutile parlare di uomini già maritati e siccome maritata sono anche io, dovrei astenermi dal parlare di uomini quindi mi taccio. Ma se tu vuoi, visto che io devo astenermi per devozione e dovere, se vuoi ascolto volentieri te 😀

      “Hai ragione Laurè .. la genetica te la porti dietro ovunque.. colesterolo, cervicale, parodontite, artrosi alle mani, grasso sulla pancia, e visciole, prugnoli, orto, mani sporche di terra, conserve, voglia di stare nella natura….”
      … e io Manù, visto che ci siamo ci aggiungerei pure burro, strutto e fuoco di S.Antonio che quando mi toccherà almeno mmi costringerà a stare ferma e a casa se dio vuole!

      E ora dopo aver recuperato la ricetta scomparsa apposta per te, io direi che questa crostata è tua per una serie di motivi: 1. non c’è rischio di banana spiaggiata semplicemente perché banana non è contemplata; 2. non c’è rischio di straripamento come il ciambellano dell’Antoci perché qui le dosi sono strettamente calcolate per un modico diametro cm 20; 3. la terza non mi viene in mente al momento ma se pensi alla fregatura che questa crostata ci ha dato ieri io mi sbrigherei a replicarla 😀 dovessi ritrovarti di nuovo mio marito con quella faccia lì davanti la porta 😀

      Insomma Manù ti abbraccio forte anche io, come vedi è un gran piacere scriverti!

  • Antooooooo!!!
    siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!
    Evvivaaaaaaaaaaaaaa!!!!
    Lui, Orazio, è si, il nonno del sugo tutto assieme! e gli veniva da Dio si… porca vacca!
    Va bene! ci sto!!! sarò molto molto molto contenta di raccontarti le mie vicende amorose ed amorevoli… (quando ne avrò ehehee…. 😉 )..

    Ehm secondo me, non ti ferma nemmeno il fuoco di S. Antonio.. ppperò staremo a vedere…

    Ho già preso carta e penna e me la sono segnata paro paro sta crostatina, perché voglio assolutamente rifarla… ho preso la ricotta di pecora apposta dalla mia casara di fiducia (ehm la mia è femmina, vabbè… ) quindi….
    Comunque Laurè te lo dico, gli occhi di tuo marito meritano tutta la soggezione che mettono appena apre l’uscio.. 😉

    Che bello però, son felice tu sia riuscita a sistemare la faccenda… 😉
    Buon pomeriggio
    Manù

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