“La felicità del lupo…”

Pane senza glutine al grano saraceno

Questa sono io: più di un anno fa con una faccia di pane e rassegnazione ‘senza glutine’ tra le mani. 

Anche le foto su per giù sono dello stesso periodo di ostinata sperimentazione di ciò che veniva a mancare di una delle mie pratiche preferite: lievitare.

Poi quello che è successo è che in meno di un attimo il verbo è cambiato, si è avvicendato: da mangiare (di meno) a dimagrire (di più), da camminare (piano) a correre ( sempre più veloce), e il tempo e lo spazio di una lievitazione semplicemente sono venuti a mancare. 

Sono arrivati però nuovi e insulsi piaceri: ad esempio un nuovo senso di libertà e di tempo e di spazio sconfinati da percorrere all’aria aperta in montagna, soprattutto, o per i campi intorno casa.  

C’è qualcuno che mi ha pure scritto per sapere che fine avessi fatto. Perché la verità è che chi abita il web in genere  non si allontana, anche solo per non correre il rischio di diventare una meteora. E se lo fa, il più delle volte è solo per rientrarci con la forza di un fulmine, in questi casi: l’annunciazione di un libro, di un progetto o di una vita nuova. 

E invece no: nessuna di queste cose mi ha riguardato da vicino. Anche se tempo fa qualcuno me lo ha pure chiesto quali fossero i miei ‘progetti’ futuri, come si fa con quei personaggi più o meno famosi che sfoderano novità dalla propria vita con lo stesso metodo infallibile di chi sforna dodici muffin alla volta anche se vive da solo. 

In questi casi io una domanda me la faccio sempre: “Chi se li mangia tutti quei muffin?”  

Quanto a me credo di essere stata presa proprio banalmente da altro: ad esempio dalla mia nuova gallina dalle uova blu. Si chiama Adele, è cilena e di questo sono certa anche se da qualche giorno sospetto si tratti di un gallo. Perchè sono i galli a fare ‘chicchirichì’ e ieri, mentre cucinavo, sono sicura di aver sentito proprio un chicchirichì e c’era lei, Adele, appollaiata sulla finestra della cucina. Se così fosse devo riconsiderare la questione delle uova blu, è ovvio.

La verità è che il sesso degli animali ho smesso di comprenderlo dai tempi dell’università, quando ho scoperto che il mio affezionato coniglio nano, accertato e dichiarato maschio era sorprendentemente incinta. 

E la sorpresa in effetti si è ripetuta anche con Ugo, la mia amata oca: “Grande come un maschio” – dicevan tutti – finché non è arrivato un uovo gigante a dimostrare il contrario. 

da Linkiesta Gastronomica: “Storie di cucina”

storie di cucina

E comunque uova a parte, io una risposta ce l’ho avuta quando qualcuno ( e cioè la speciale Claudia Saracco) ritenendomi più interessante del dovuto, ha voluto conoscere i miei progetti futuri, anche se nella fattispecie si parlava di cucine e design. 

E la verità è che in questa occasione è stato facile parlare di ciò che mi appartiene di più di una cucina vera e propria, e che la mia colta intervistatrice ha definito nel modo più bello a dirsi: “Polifonie e sacre pezze”, appunto.

Perché io ‘una cucina tutta mia’, come dicono tutte quelle donne che pazientemente attendono, dopo l’uomo della vita, la cucina della vita, non l’ho mai avuta. E mai neanche desiderata. 

E se c’è un motivo per cui ogni tanto penso di essere greca, piuttosto che abruzzese, è proprio per la tendenza a far diventare mio tutto ciò che c’era già prima di me, con una semplice mano di bianco. I greci lo fanno con l’intonaco di vecchie case e io anche ma  sul vecchio color noce di ben due cucine di famiglia che prima di quel momento non erano nel modo più assoluto mie. 

Una prerogativa insomma di cui sono diventata più o meno consapevole il giorno in cui mi decisi ad accettare l’invito di una collega di lavoro, molto fiera di mostrarmi la sua cucina da poco rinnovata. “In stile” – la definiva un po’ ingenuamente al posto di dire “su misura”, per alludere all’uniformità di tutte quelle cucine disegnate a parete con elettrodomestici inclusi: frigo, forno, piano di cottura, lavastoviglie, lavandino e tutto il possibile, anche il microonde se necessario. 

E’ andata così che ho capito di non essere una donna “in stile”, anche se qualcuno recentemente mi ha dato fiducia ritenendomi adatta a parlare addirittura di design. O forse il design ero io stessa. 

da Studio Over: “design tour”

Studio Over design tour

Ed è andata così che mi sono ritrovata addirittura a diventare l’ispirazione della bella creatività degli amici di Studio Over.

Si è parlato di minimalismo inteso come essenzialità. Ma anche come acume nel percepire della realtà solo ciò che conta o ciò che piace indipendentemente dai gradi di importanza di ciò che si guarda, ciò che si racconta. 

“La felicità del lupo…”

Ma ad ogni modo se penso ad un progetto più prossimo che futuro è leggere  ‘La felicità del lupo’. 

Il lupo è un uomo solitario che deve sostanzialmente reinventarsi per ritrovarsi: nella storia si parla di uno scrittore fallito che è anche un marito fallito. 

Solo è solo. Ma nel momento in cui entra in una cucina per un lavoro che non è più di penna, le cose cambiano e anche la vita acquista il nuovo sapore della felicità. Da queste parti non ho mai parlato tanto di libri da leggere. Forse perché si tratta di un’operazione che tutti i giorni mi ritrovo a fare da un’altra postazione di lavoro. Ma di cucina si, ne ho parlato spesso anche se la mia felicità in questi tempi mi ha portato altrove e più vicina ai luoghi che abitano i lupi. 

Ad ogni modo non si tratta dell’unico libro che ho ordinato. Veramente, insieme ad un trattamento di bellezza, c’era anche un altro libro, di cucina glutine free che ero felice di leggere. 

Così in un giorno di studio e relax ho capito una cosa e cioè che finora tutti quelli che hanno scritto libri sull’argomento, promettendo farine naturali e lieviti altrettanto naturali non sono stati sempre di parola. Perché se per sfornare una baguette senza glutine ricorro al levito liofilizzato dov’è la ‘promessa’ di una novità? 

Ed ecco perché mi sono decisa a tornare proprio qui. E malgrado mi ripresenti con una ricetta ispirata dal libro di C&V, qualche novità in più sulla panificazione senza glutine io ce l’ho da raccontare insieme a tante altre ricette, che arriveranno, in cui la promessa di lieviti e farine naturali è assolutamente mantenuta. 

Grano saraceno

pane nordico senza glutine

Pagnotta senza glutine

pane rustico senza glutine

Ricetta del pane senza glutine al grano saraceno

Pane senza glutine

Ingredienti:

Per il rinfresco (il giorno prima),

  • 200 gr di lievito di riso integrale
  • 90 gr di farina di riso integrale
  • 112 gr di acqua filtrata;

Per il pane (il giorno prima) 

  • 140 gr di semi di girasole o zucca;
  • 90 gr di grano saraceno;
  • 450 gr di acqua.

  Per il pane (il giorno dopo)

  • 140 gr di farina di sorgo
  • 140 gr di grano saraceno 
  • 30 gr di amido di tapioca (o mais)
  • 30 gr di psyllium
  • 2 cucchiai di miele (o melassa)
  • 2 cucchiaini di sale
  • 336 gr di acqua filtrata
  • olio evo per ungere ( nel caso di cottura in una teglia da cake)

Procedimento :

Il giorno prima

  • rinfrescare il lievito di riso con le dosi sopra indicate;
  • lasciare in ammollo in un recipiente per tutta la notte semi e grano saraceno (crudo)

Il giorno dopo:

  •  sciogliere lo psyllium in 336 gr di acqua, attendere che la polvere si trasformi in gel solidificando;
  • scolare i semi di girasole e di grano saraceno dall’acqua e trasferirli in una planetaria;
  • aggiungere le farine e tutti gli altri ingredienti + il gel venutosi a formare dall’unione dello psylium e dell’acqua.
  • mescolare con il gancio e impastare per almeno 2′;
  • L’impasto risulterà umido come una pastella e appiccicoso simile ad una pastella.
  • Coprirlo e lasciarlo lievitare per 3h dentro una teglia da cake precedentemente oliata e spolverata con della farina di riso.
  • Preriscaldare il forno a 450 C° per 30′ e poi ridurre a 400 C° per altri 45′.
  • Tirare fuori dallo stampo e lasciar cuocere altri 20′ 30′.
  • Tagliare il pane solo dopo averlo fatto raffreddare completamente.  

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6 thoughts on ““La felicità del lupo…”

  • Ben ritrovata Lauretta mia,
    Buon pomeriggio e buona Domenica… In questo momento ho in forno delle carote che arrostisco come fossero patate e poco fa ho sfornato un cake al grano saraceno remix (perché avevo dei fondi di farina di mais, di riso e miglio e quindi non ho fatto total saraceno!) ed anche qui è iniziata da un po’ la stagione della ‘mancanza’, del senza… Ancora io non so bene che cos’ho ma, per non saper né leggere, né scrivere, nel mentre che esamino e reinserisco, continuo a stare senza…
    Io non sono però brava come te, ahimé! e quindi faccio un po’ così, a caso quello che trovo che mi piace sperimento e cucino… Questo plumcake non credo sia malvagio (l’ho assaggiato appena uscito dal forno), vero è che se ci fossero state le mele come da ricetta, sicuramente sarebbe stato migliore, ma purtroppo io nemmeno quelle posso consumare perciò…. pazienza….
    Io invece credo tu sia una persona moooooolto di stile e dico che tutti quelli che ti hanno cercata e rischiesta hanno fatto stra bene!
    Nell’attesa di altre ricette ‘senza’, mi godo questa qui da lontano, perché io non ci provo nemmeno a mettermici, ma va bene così… Un giorno busserò alla tua porta con il mio cestino pieno di marmelle e tu mi offrirai questo super pane buonissimo e tante altre cosine ancora, mi porterai nella tua meravigliosa serra ed io giocherò con Adele, Ugo o chicchesia! ah…. e sicuramente mi mangerò i muffins!
    Un super abbraccio fortissimo Lauré.
    Manù.

    • Manù, secondo me la mia nuova variante senza glutine di banana bread potrebbe piacerti e andare incontro a questo momento particolare, sono giorni che ci penso, che ti penso!

      Questo lungo periodo di ‘senza’ alla fine si è rivelato interessante ed è stata la piacevole riscoperta di ingrendienti e modi di mangiare che in effetti non mi appartenevano, così mi ritrovo a dire ‘sto bene’ in modo incredulo perché in affetti alcuni cibi ero più abituata a considerarli più una moda del momento e non varianti possibili di ciò che non ci accorgiamo di mangiare sempre e continuamente pur sentendoci salutisti.

      Ad ogni modo Manù prometto che ti terrò aggiornata su tutte quelle sperimentazioni che potrebbero fare al caso tuo in attesa, lo sai, di una tua scampanellata con le tue marmelle da spalmare dentro dodici muffin tutti per noi!

      Anche il mio abbraccio è super tutto per te!

  • Buonasera!
    Le tue
    Storie sono meravigliose e ti faccio complimenti per i contenuti! Semplicemente meravigliosi!
    Ho appena letto per la terza volta questa ricetta che voglio assolutamente replicare! Ho fatto diversi tentativi di lievito gluten free ma senza grandi soddisfazioni! Non che io sono esperta di lievito ma non so se sto seguendo un metodo sensato. Mi piacerebbe sapere come lo fai tu e come lo rinfreschi. E poi un paio di delucidazioni sulla ricetta. I semi di girasole e g.saraceno quindi non vanno frullati (non so perché avevo capito di sì) e poi le temperature del forno. Parli di 450gradi, ma il mio forno arriva appena a 250
    Speriamo che riesco a replicarlo degnamente!

    • Ciao Paula, eccomi qua e piacere di conoscerti!
      Sono felice di esserti stata utile con questo post, ma a proposito dei chiarimenti che mi chiedi eccoli qua di seguito.
      Allora in merito al ricoli di riso troverai tutto andando in indietro di qualche post (“Mangia pane a tradimento”) e a questo link https://www.ricetteevicende.com/pane-davena-senza-glutine/.
      Qui troverai tutte le dritte per creare un lievito di riso senza glutine e rinfrescarlo alla bisogna.
      Sulla ricetta invece ti dico che no, semi di girasole e grani di grano saraceno non vanno assolutamente frullati ma messi interi, crudi e dopo il semplice ammollo della nottata. Riguardo la temperatura del forno l’importante sarà infornare al massimo della temperatura del tuo forno e dopo 30′ minuti ridurla un po’: quindi se il massimo era 250 °C tu la riduci a 200 e lasci cuocere per un altra mezzora.
      L’ultimo accorgimento con questo genere di pani è non tagliare mai il pane caldo. Il pane deve essere ben raffreddato altrimenti il rischio è che a contatto con l’aria diventa subito gommoso all’interno.
      Spero di esserti stata utile e fammi pure sapere che succede!

  • Grazie Laura!
    Non vedo l’ora di replicarlo. Vado a studiare il tuo licoli che quello che ho creato io mesi fa non è mai abbastanza decollato! La consistenza del pane la conosco abbastanza, piuttosto umido all’interno, perciò per le la morte sua, come dicono a Roma, è bruscettarlo nel tostapane.
    Un abbraccio!!

  • Ciao Lauretta!
    Ce ne ho messo un po’ ad arrivare eh?
    Rido alla domanda “chi se li mangia tutti quei muffin” e penso al mio freezer stipato, all’idea di comprarne un altro per fare spazio a “tutto ‘stogiro” e alla consapevolezza che come per le borse, più le compriamo grandi più saremo capaci di riempirle…
    Intanto buon anno, buone borse sempre strapiene, buone domande, buoni nuovi obiettivi e buone lievitazioni essenziali… ❤️

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